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L'evidenza indica - afferma il prof. Gianni - che farmaci mirati, come trastuzumab contro HER2, aumentano in modo formidabile la possibilità di intervento quando associati alla chemioterapia, portando la sopravvivenza libera da malattia al 71% in un gruppo di donne altrimenti destinato a un decorso molto grave di recidivale progressione".
Il programma terapeutico con trastuzumab è stato ben tollerato. Mentre, tra gli effetti collaterali, solo il 2% delle pazienti ha sviluppato scompenso cardiaco comunque controllato con terapia cardiologiche.
Lo studio ha suscitato l'interesse della comunità scientifica internazionale. I prof. Seal e Chia commentano che questo studio "rappresenta una sfida importante per la strategia terapeutica del carcinoma mammario in fase precoce, in considerazione anche del fatto che i risultati da studi adiuvanti richiedono un numero enorme di pazienti per dimostrare un guadagno di sopravvivenza".